di Vittorio Spada
Anniversario (il 60°) dei Trattati di Roma, anniversario di una Europa tanto diversa dal 1957 da renderla irriconoscibile. Chi si aspettava incidenti e scontri fra i manifestanti anti e pro Unione Europea è rimasto probabilmente deluso: qualche tensione (inevitabile), di poco conto, provocata forse dall’esuberanza o dalla troppa preoccupazione da una parte e dall’altra. Ma probabilmente la giornata “tranquilla” si è potuta avere per l’opera di prevenzione effettuata in precedenza: una notte di controlli e identificazioni per la polizia e i carabinieri che hanno fermato 1.500 persone vicine all’area antagonista, anarchica e ai centri sociali, nel corso di un’operazione che si è conclusa nella mattinata di ieri in varie zone di Roma. Controllati anche palazzi occupati e altre strutture. Non ci sono stati arresti, ma sequestri di materiale adatto al travisamento e a essere utilizzato per compiere atti violenti nel corso delle manifestazioni previste.
Strade deserte, negozi chiusi e protetti dove sono transitati cortei di protesta anti Europa, un bilancio fortemente in rosso per i commercianti (perdite per oltre dieci milioni di euro) in un sabato di celebrazioni per una “Unione” che fa acqua da tutte le parti. Cortei “incanalati” dai blocchi stradali delle forze dell’ordine (migliaia di uomini in assetto antisommossa) senza possibilità per i manifestanti di derogare dai tracciati indicati. Ovviamente controlli anche dal cielo con numerosi elicotteri. Hanno sfilato in migliaia (oltre cinquantamila), la maggior parte giovani, sotto bandiere e sigle di vario tipo (è spuntato pure il tricolore italiano), e non si sono accorti delle decine e decine di persone che la Polizia ha fermato. Maria Egizia Fiaschetti e Rinaldo Frignani, su Il Corriere della Sera online, in diretta hanno seguito i cortei:
I manifestanti anti-Ue sarebbero dovuti partire alle 14 per attraversare Testaccio e raggiungere la Bocca della Verità, ma sono rimasti a lungo bloccati poiché tre pullman sono stati intercettati sul Grande raccordo anulare Dopo che i manifestanti hanno attraversato in modo pacifico il rione Testaccio, tra negozi sigillati con serrande rinforzate da pannelli di compensato e filiali di banche chiuse, intorno alle 17 gli agenti hanno caricato la coda del corteo spezzandolo in due (…) Solo alle 17.30 i mezzi della polizia hanno fatto retromarcia consentendo alla metà dei partecipanti rimasti bloccati di ricongiungersi con gli altri e raggiungere il luogo del comizio (…) Dall’inizio della giornata sono stati cinque i ritrovamenti di armi improprie effettuati dalle forze dell’ordine in alcuni quartieri di Roma. E sono 14 i fogli di via obbligatorio firmati dal questore Guido Marino nei confronti di appartenenti a centri sociali del Nordest e del Piemonte sorpresi con indumenti idonei al travisamento (…).alla manifestazione di «Nostra Europa» hanno preso parte la sinistra progressista, i movimenti degli studenti, la Cgil con il segretario generale Susanna Camusso, Action, i Movimenti greci con Yianis Varoufakis e il leader di Sinistra italiana Stefano Fassina. In tutto 5-6 mila persone sono partite intorno alle 10.30 da piazza Vittorio in direzione Colosseo(…) Il serpentone è arrivato all’Arco di Costantino dove i manifestanti si sono uniti con i 1.500 del Movimento federalista europeo, partiti dalla Bocca della Verità con i giovani Pdt di Trento, Bologna e Gaeta, i dem Matteo Orfini e Monica Serracchiani. Davanti alla basilica di Santa Maria Maggiore si sono radunati invece i manifestanti di «Sovranità popolare» movimento di centrodestra che ha sfilato dalle 15. 30 verso i Fori imperiali per poi partecipare al comizio in piazza Madonna di Loreto alle 17 (…).
A “ricordare” la giornata dell’anniversario, ovviamente non poteva mancare la “voce” di Giorgio Napolitano, da noi letta sul quotidiano online de La Stampa. Una “voce” che (oltre a incutere rispetto) intimorisce, o allarma (a seconda dei punti di vista) quanti dietro le parole dell’ex Capo della Repubblica Italiana vedono sempre e costantemente messaggi occulti. L’ottimismo (?) di Napolitano traspare subito:
“si è respirato, specialmente a Roma, un fervore che da molto tempo non si esprimeva, di rinnovato, convinto richiamo e attaccamento alla costruzione europea avviata anche da più di 60 anni fa, agli ideali e ai valori che in essa hanno preso corpo, alle straordinarie conquiste che l’integrazione ha garantito all’Europa (…) c’è stato certamente un forte rimbalzo nell’opinione pubblica. Abbiamo visto scendere in campo, come da tempo non accadeva almeno in Italia, il mondo della cultura, contribuendo anche sulla stampa quotidiana a rianimare l’attenzione e la riflessione sulle crisi che da quasi 10 anni hanno colpito e scosso l’Unione e sulle scelte da perseguire per superarle (….)”
Non andiamo oltre nel “Napolitano pensiero”, e non entriamo neanche nel merito delle affermazioni di un ex PCI, tanto lontano nel tempo da essere dimenticato.
Per prendere parte alla celebrazione del 60° anniversario EU i primi leader sono arrivati nella Capitale venerdì scorso: gli hotel che li hanno ospitati blindati e inavvicinabili grazie a un cordone delle forze dell’ordine che nella giornata di ieri si è spostato in centro per rinforzare i presidi della zona attorno al Campidoglio e nei pressi del Quirinale. Nella mattinata al Campidoglio i leader europei e il presidente Jean-Claude Juncker, hanno partecipato nella sala degli Orazi e dei Curiazi alla commemorazione solenne e alla cerimonia delle firme. Poi tutti al Quirinale, ospiti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Una giornata di primavera dove i grandi di questa parte del mondo hanno auspicato per il prossimo decennio un’Unione Europea sicura, prospera, competitiva, sostenibile e socialmente responsabile…
Il Documento firmato ieri dai 27 Paesi dell’EU
Noi, i leader dei 27 Stati membri e delle istituzioni dell’UE, siamo orgogliosi dei risultati raggiunti dall’Unione europea: la costruzione dell’unità europea è un’impresa coraggiosa e lungimirante. Sessanta anni fa, superando la tragedia di due conflitti mondiali, abbiamo deciso di unirci e di ricostruire il continente dalle sue ceneri. Abbiamo creato un’Unione unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace, libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare.
L’unità europea è iniziata come il sogno di pochi ed è diventata la speranza di molti. Fino a che l’Europa non è stata di nuovo una. Oggi siamo uniti e più forti: centinaia di milioni di persone in tutta Europa godono dei vantaggi di vivere in un’Unione allargata che ha superato le antiche divisioni.
L’Unione europea è confrontata a sfide senza precedenti, sia a livello mondiale che al suo interno: conflitti regionali, terrorismo, pressioni migratorie crescenti, protezionismo e disuguaglianze sociali ed economiche. Insieme, siamo determinati ad affrontare le sfide di un mondo in rapido mutamento e a offrire ai nostri cittadini sicurezza e nuove opportunità.
Renderemo l’Unione europea più forte e più resiliente, attraverso un’unità e una solidarietà ancora maggiori tra di noi e nel rispetto di regole comuni. L’unità è sia una necessità che una nostra libera scelta. Agendo singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali. Restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo di influenzarle e di difendere i nostri interessi e valori comuni. Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente. La nostra Unione è indivisa e indivisibile.
Per il prossimo decennio vogliamo un’Unione sicura, prospera, competitiva, sostenibile e socialmente responsabile, che abbia la volontà e la capacità di svolgere un ruolo chiave nel mondo e di plasmare la globalizzazione. Vogliamo un’Unione in cui i cittadini abbiano nuove opportunità di sviluppo culturale e sociale e di crescita economica. Vogliamo un’Unione che resti aperta a quei paesi europei che rispettano i nostri valori e si impegnano a promuoverli.
In questi tempi di cambiamenti, e consapevoli delle preoccupazioni dei nostri cittadini, sosteniamo il programma di Roma e ci impegniamo ad adoperarci per realizzare:
- Un’Europa sicura: un’Unione in cui tutti i cittadini si sentano sicuri e possano spostarsi liberamente, in cui le frontiere esterne siano protette, con una politica migratoria efficace, responsabile e sostenibile, nel rispetto delle norme internazionali; un’Europa determinata a combattere il terrorismo e la criminalità organizzata.
- Un’Europa prospera e sostenibile: un’Unione che generi crescita e occupazione; un’Unione in cui un mercato unico forte, connesso e in espansione, che faccia proprie le evoluzioni tecnologiche, e una moneta unica stabile e ancora più forte creino opportunità di crescita, coesione, competitività, innovazione e scambio, in particolare per le piccole e medie imprese; un’Unione che promuova una crescita sostenuta e sostenibile attraverso gli investimenti e le riforme strutturali e che si adoperi per il completamento dell’Unione economica e monetaria; un’Unione in cui le economie convergano; un’Unione in cui l’energia sia sicura e conveniente e l’ambiente pulito e protetto.
- Un’Europa sociale: un’Unione che, sulla base di una crescita sostenibile, favorisca il progresso economico e sociale, nonché la coesione e la convergenza, difendendo nel contempo l’integrità del mercato interno; un’Unione che tenga conto della diversità dei sistemi nazionali e del ruolo fondamentale delle parti sociali; un’Unione che promuova la parità tra donne e uomini e diritti e pari opportunità per tutti; un’Unione che lotti contro la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale e la povertà; un’Unione in cui i giovani ricevano l’istruzione e la formazione migliori e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente; un’Unione che preservi il nostro patrimonio culturale e promuova la diversità culturale.
- Un’Europa più forte sulla scena mondiale: un’Unione che sviluppi ulteriormente i partenariati esistenti e al tempo stesso ne crei di nuovi e promuova la stabilità e la prosperità nel suo immediato vicinato a est e a sud, ma anche in Medio Oriente e in tutta l’Africa e nel mondo; un’Unione pronta ad assumersi maggiori responsabilità e a contribuire alla creazione di un’industria della difesa più competitiva e integrata; un’Unione impegnata a rafforzare la propria sicurezza e difesa comuni, anche in cooperazione e complementarità con l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, tenendo conto degli impegni giuridici e delle situazioni nazionali; un’Unione attiva in seno alle Nazioni Unite che difenda un sistema multilaterale disciplinato da regole, che sia orgogliosa dei propri valori e protettiva nei confronti dei propri cittadini, che promuova un commercio libero ed equo e una politica climatica globale positiva.
Perseguiremo questi obiettivi, fermi nella convinzione che il futuro dell’Europa è nelle nostre mani e che l’Unione europea è il migliore strumento per conseguire i nostri obiettivi. Ci impegniamo a dare ascolto e risposte alle preoccupazioni espresse dai nostri cittadini e dialogheremo con i parlamenti nazionali. Collaboreremo a livello di Unione europea, nazionale, regionale o locale per fare davvero la differenza, in uno spirito di fiducia e di leale cooperazione, sia tra gli Stati membri che tra di essi e le istituzioni dell’UE, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Lasceremo ai diversi livelli decisionali sufficiente margine di manovra per rafforzare il potenziale di innovazione e crescita dell’Europa. Vogliamo che l’Unione sia grande sulle grandi questioni e piccola sulle piccole. Promuoveremo un processo decisionale democratico, efficace e trasparente, e risultati migliori.
Noi leader, lavorando insieme nell’ambito del Consiglio europeo e tra le istituzioni, faremo sì che il programma di oggi sia attuato e divenga così la realtà di domani. Ci siamo uniti per un buon fine. L’Europa è il nostro futuro comune.